NUNZIO BUONO
di Casorate primo
Una poesia povera
Ma è ancora un giorno il tuo ricordo.
Il dilavarsi dell’ombra sopra i muri
questo tornare,
nel desiderio di un pensiero.
E potevi accadere
in un giorno di pioggia, una sola goccia
una nota gentile
per la mia destinazione.
Ti lascio
questa mia poesia, povera di voce
mentre lo sguardo resta in sottrazione
tra i roseti e la palude.
Ti ascolto
con gli occhi che disegnano parole
nell’aria di Settembre.
C’è nebbia, un canto e tu
che te ne vai tornando.
UMBERTO DRUSCHOVIC
di Aosta
Fino a quando (Ispirata al Salmo 13)
E’ spoglio il fico, ormai,
avvolto in luce d’inverno
e brilla della lumaca la bava
ghiacciata alla muraglia
mentre ancora un poco riverbera la bruma
e sosta la mia ombra occidua
stanca di seguirmi nel lento peregrinare.
Fino a quando, Signore,
durerà questo mio cercarti
nell’Avvento di silenzio che non chiede nulla
e smorza anche il lume che tenevo acceso ancora
ma che ha poca luce, ormai, e fioca,
e della speme svanisce la fiammella.
Fino a quando mi terrai legato alla catena
che ogni giorno mordo un poco a strapparla
dal ceppo del dubbio e della tua assenza.
In ginocchio abbraccio la tua croce
come al tralcio s’avvinghiano i viticci
pur se lo sguardo tuo è forse altrove.
Lento e stanco è il passo
in questi giorni accartocciati
ma, ti prego, libera tu l’anima mia
dalla conocchia di pensieri che la soffoca!
Basterebbe poco, sai, a sollevarmi,
forse un alito di vento, quello tuo,
quello che talvolta Tu concedi
che dalla polvere solleva anche la foglia
ignara, che non prega, non sa nulla del perdono
e non invoca.
ELISABETTA LIBERATORE
di Pratola Peligna
Nell’inverso delle cose che contano
Sono gli angoli ad accogliermi
quando tutto s’accalca,
la veglia freme nell’ombra,
il pensiero non teme il silenzio
e quasi non osa.
Sosto nei ritagli obliqui
stipati di incertezze,
negli orli rammendati
con fili di speranze attese
o negli squarci liberati
dove nulla sfugge
e il cuore è avido di paesaggi.
Io vivo nelle pause inattese
di arringhe recitate a viso aperto
che farneticano controcanti stonati,
rifletto sulle parole
frugando negli anfratti del non detto
fissando la fiamma danzare
ascolto la vita
immobile come un oracolo.
Preferisco i vicoli con poche anime
e i profumi che filtrano
dal chiuso delle persiane,
sanno di rituali scolpiti nella pietra viva,
odore di caldarroste, di mosto
di cantine buie come abissi inesplorati,
di liturgie di salse fumanti di storie.
Mi troverete a contemplare le stagioni
e i giorni rinati da altri giorni
l’opulenza del cielo,
l’asprezza della pioggia imminente
e del vento intriso di polvere e polline,
come quando ero bambina
e guardavo il mondo dal basso
in cerca di prodigi
nell’inverso delle cose che contano.
TIBERIO LA ROCCA
di Subiaco
OLTRE IL RICORDO
Attraversare montagne di dubbi,
valicare ricordi e speranze,
affacciarsi a guardare
oltre l’io
nella smisurata caducità
della vita;
poi danzare al suono di un’arpa
come un’ape
sopra un fiore di campo
e poi scossi da un temporale
improvviso
rifugiarsi in carezze accennate.
Ora è tempo di libertà ritrovate
di pensieri svegliati da un sonno
abitato da tentacoli
ed ombre.
Ritrovarsi e guardarsi negli occhi
sulla porta
di un nuovo tratto di strada
SANTE SERRA
di Baricella
IL MONDO MUTA
Ore e stagioni
che non sono mai le stesse.
Mutano come le fragranze
sui nostri corpi e parlano di noi,
del nostro essere nel mondo
come trama incompiuta,
quando ci sentiamo papavero
in un campo piegato dal vento
o viola schiacciata
fra le pagine di un libro.
Rinnovo la sfida alla mia vita
quando il fine giornata
mi presenta il conto
e felice sarò di incontrare
il tuo sorriso fuori da una foto
VITTORIO DI RUOCCO
di Pontecagno Faiano
LE INTERMINATE NOTE DELL’AMORE
Già mi scompone la tua viva assenza
e torno sui miei passi e poi mi perdo
nell’intima discordia della mente
che già si strazia ai morsi della terra.
E quante notti durerà il mio sogno
di ritornare a cogliere il silenzio
nella fiammante ascesa del mattino?
Ti prego non sparire col tramonto,
tu frutto insano della mia follia,
ma arrenditi al profumo dei miei occhi
colmi oramai di lacrime e di spine
che bramano insaziabili un sorriso.
Potessi almeno stringerti le mani,
adesso che mi scuote la paura
e mi addormento avvolto in mille spire,
nel fondo di un abisso desolato.
No, non c’è pace al fuoco dei tormenti
che annegano il mio spirito spaurito
nel lago antico della sofferenza.
Sapessi almeno offrirti una carezza
forse potrei riviverti negli occhi
come la più fulgente melodia
e sciogliere nel coro dei tuoi sensi
le interminate note dell’amore.
~
MARIA FRANCESCA GIOVELLI
di Caorso
C’È UN MESSAGGIO
C’è un messaggio che scivola via
qui tra le lucide foglie dei pioppi,
il vento ne raccoglie la sua scia
prima che l’anima in ansia lo tocchi.
Brucia il sole sul letto del torrente,
l’anima nell’ombra cerca ristoro
nel fruscio delle frasche che si sente
come le cicale che cantano in coro.
Quale tempo prepara l’estate?
Giorni chiari di peschi assolati
nel casolare di vite addormentate
o piogge vive insistenti sui prati
nello stesso colore di orti bagnati?
C’è un mistero che intride la vita;
questa campagna ne svela i riflessi
negli orizzonti di pace infinita
nel giallo oro delle distese di messi.
~
MARIA GRAZIE VASTA
di Anzio
UN NUOVO GIORNO NASCERÀ
Tenera bianca Luna
che ti specchi nei tremuli riflessi
del mare calmo e scuro della sera,
guarda quante sfumature inattese
alle onde insonni hai donato,
attratte dalle rive illuminate
di questa Terra dai mille colori,
dove la stanca umanità
riposa e in tempi migliori spera
in questo mondo alieno e spietato,
scarno di abbracci e di amore.
Mai nemica sarà la fredda notte
d’un astro prezioso come diamante,
desiderata e lucente presenza…
Piccoli granelli di polvere
con la tua verdeazzurra compagna
dai venti cosmici sospinti
nell’ampio sconosciuto universo.
Tanti gli sguardi degli esseri umani
rivolti alla tua luce d’opale,
che sia una benevola custode
a vegliare sogni e lenire tormenti.
E un nuovo giorno nascerà
più luminoso di quello passato,
sull’incerto e lontano orizzonte
come quest’agognata primavera,
mentre quieta e appartata stai,
cullata dalle Ore indulgenti
distaccate spettatrici di vite23
senza sorprese, né clamori
o faticose e turbolente,
fino a tornare ancora silenziosa
testimone di viaggi astrali
in questo limpido cielo stellato,
ancor più serena e splendente.